Mercato coperto di Trieste: le proposte di WWF, Slow Food e GAL

PREMESSA: MICRO STORIA DEL MERCATO COPERTO E DEL RAPPORTO TRA TRIESTE E LA SUA CAMPAGNA

Il Mercato Coperto di Trieste nasce nel 1936, su lascito della benefattrice Sara Davis, per dare un caldo riparo alle venderigole. Queste ultime, da quando la città era diventata tale nel ‘700, venivano dalla campagna intorno a Trieste, cioè dai borghi vicini e lontani di Carso, Breg e Istria, per portare i prodotti agricoli ai cittadini che terra non ne avevano ma avevano denaro per ripagare il lavoro di chi ce l’aveva e la coltivava. 
Dagli anni ‘60 in poi questo amore tra cittadini e contadini cioè la grande vitalità del Mercato vien pian piano a scemare. Questo accade per due motivi: per la progressiva affermazione dell’agricoltura industriale e la connessa occupazione quasi militare del territorio da parte dei supermercati; per la difficoltà della città di Trieste a organizzare dei contesti commerciali preferenziali per l’agricoltura del suo circondario rurale, che è storicamente un’agricoltura di qualità e di piccola taglia.
Ma negli ultimi anni sono successe alcune altre cose importanti: c’è una crescente richiesta, anche a Trieste, di prodotti agricoli locali, artigianali e sostenibili; alcuni settori dell’agricoltura locale, regionale e transfrontaliera possono senza dubbio rispondere a questa richiesta; la crisi economica dove molti “piccoli” sono stritolati dalle mega aziende chiama le istituzioni e la comunità intera alla responsabilità verso chi è più debole.

PREMESSA: I MERCATI COPERTI COME CENTRO ECONOMICO PER I RESIDENTI E ATTRAZIONE PER I TURISTI

Ci sono degli ovvi esempi per creare un contesto “agricolo” in centro a Trieste che non sia l’ennesimo supermarket per l’agricoltura industriale. In altre città, questi spazi sono pensati per aiutare la comunità locale a far incontrare i propri circuiti economici locali: gli agricoltori ma anche gli artigiani, piccoli esercizi di ristorazione, altre micro aziende ancora. Va anche sottolineato che questi spazi sono diventati un’attrazione turistica. Qua da noi potremmo prendere spunto, per esempio, da i mercati all’aperto o al coperto, densi di offerte di vario tipo, da città che per popolazione sono simili a Trieste:  vedi quello di Lubiana (Glavna tržnica, 295 mila abitanti), quello di Belfast (St. George’s Market, 340 mila abitanti), quello di Klagenfurt (Benediktinermarkt, 100 mila abitanti), quello di Graz (Kaiser Josef Platz e Lend Platz, 283 mila abitanti) 

Un rinvio, anche per le possibili implicazioni di coinvolgimento operativo, va poi fatto ai  “Mercati della Terra” di Slow Food, rete internazionale di mercati contadini, creata secondo i principi di Slow Food, che rappresentano non il solito mercato, ma spazi di vendita gestiti collettivamente da contadini-produttori, luoghi di incontro dove i produttori locali presentano prodotti di qualità direttamente ai consumatori, a prezzi giusti e garantendo sistemi di produzione sostenibili per l’ambiente.

AZIONI E TEMI POSSIBILI SULLO SVILUPPO DEL MERCATO COPERTO IN UNA CHIAVE DI FILIERA CORTA, AIUTO ALL’ARTIGIANATO NOSTRANO E ALLE MICRO AZIENDE SOSTENIBILI

Proponiamo che il Mercato Coperto diventi centro “green” polifunzionale del territorio ampio di Trieste (locale, regionale, transfrontaliero), sia per i residenti, che per i turisti:

– spazi rinnovati per gli agricoltori e gli artigiani locali (da tutta la Regione e l’area transfrontaliera). Pensiamo in particolare alle eccellenze dalle aziende agricole nostrane, con particolare spazio all’agricoltura sostenibile e a chi riesce a lavorare in maniera ‘verde’, valorizzando prodotti autoctoni e micro territori (pensiamo al Carso ma anche, per esempio, a Oslavia o alla Valle del Vipacco); pensiamo a chi riesce a fare tutto questo ma è ancora più bravo ed è integrato in sistemi di certificazioni e riconoscimenti per la qualità (vedi i Presidi Slow Food, i consorzi DOC, le DOP e la miriade di altri circuiti spinti dal pubblico o dai privati); pensiamo anche ai pescatori che lavorano in maniera sostenibile (esempio su tutti: la mitilicoltura)

– educazione concreta realizzata coi ristoratori locali (da tutta la Regione e l’area transfrontaliera) sui prodotti agricoli locali e sostenibili, sulle loro ricette nuove e antiche (degustazioni, show cooking, ecc.), su come mangiare bene e in rispetto dell’ambiente e della propria salute (vedi su questo il lavoro in questo territorio di Slow Food e la particolare esperienza dell’Alleanza Slow Food dei cuochi, ma anche del WWF e OGS, tra gli altri); vedi la formazione fatta per gli orticoltori e il movimento degli orti comunali di Trieste ivi inclusi gli orti scolastici del Progetto Slow Food Orto in Condotta;

– punto di mobilità verde: certamente, per partire, spazio alle e-bike con un punto noleggio, assistenza e magazzino per le bici di residenti e turisti (sul modello dei magazzini per le bici dei turisti che già, da soli, alcuni alberghi locali hanno creato);

– eventi e spazi di incontro, arte e cultura dedicati al territorio rurale intorno a Trieste (area regionale e transfrontaliera), ai suoi sentieri, ai suoi luoghi di attrazione, ai suoi orti, alle sue genti, all’incontro tra città e campagna ma anche alle nuove iniziative che, in tutto il mondo, si susseguono per aiutare a rinnovare sostenibilmente i modelli economici locali in genere e agricoli in particolare.

GLI STRUMENTI PUBBLICI POSSIBILI PER AIUTARE LA FILIERA CORTA

1. IL FUND RAISING

– misure CCIAA Venezia Giulia. Sono attivabili delle misure specifiche per sostenere le reti di impresa;

– “Io Sono FVG” di Agri Food Fvg, strumento utile a identificare le eccellenze agricole produttive dell’intero Friuli Venezia Giulia, comprendendo una vasta gamma di prodotti e comparti, che hanno a cuore la sostenibilità globale di produzione e sono insediate nella nostra regione

– Strade del Vino e dei Sapori e altri strumenti di PromoTurismoFvg

– PSR della Regione FVG. Nella programmazione ventura, potrebbero venire attivate misure di sostegno come quelle, interessanti ma già esaurite, 4.1.1 (progetti di filiera, miglioramento delle prestazioni e della sostenibilità globale delle imprese agricole) o 4.2 (investimenti per la trasformazione, la commercializzazione e lo sviluppo dei prodotti agricoli).

– Fondazione CrTrieste. Ricordiamo che in passato la Fondazione, per aiutare l’insediamento a Trieste della multinazionale del food, Eataly, ha investito 25 milioni di euro per la ristrutturazione del Magazzino Vini;

– fondi Interreg e altri fondi europei. Ricordiamo che molti di questi fondi dipendono dalle volontà politica degli stakeholder nostrani, come la Regione;

2. STRUMENTI DIGITALI

– Trieste.Green. Il GAL Carso ha creato negli ultimi 12 mesi una serie di strumenti digitali intitolati Trieste.Green (sito web, Facebook e newsletter) per tutti i residenti e turisti interessati al territorio rurale e alla sua offerta in campo enogastronomico e turistico. Sul sito web c’è anche un e-commerce: nel futuro mercato coperto, potrebbe esserci un punto di ritiro dei prodotti agricoli locali già promossi e commercializzati su Trieste.Green.


WWF, GAL CARSO E SLOW FOOD: RILANCIAMO IL MERCATO

Sergio Gobet, Fiduciario Slow Food della Condotta di Trieste, ha detto: «Noi possiamo portare il tesoro della nostra filosofia quale ‘movimento internazionale del cibo’ e della nostra esperienza nel campo della tutela e promozione delle piccole produzioni e dell’educazione alimentare. Quest’ultima è attestata dal recente rinnovo di appositi protocolli pluriennali di collaborazione con il Comune di Trieste e con l’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina». Ha anche dichiarato Gobet: «Slow Food si rende disponibile a concorrere al percorso delineato dal GAL per un progetto di recupero e valorizzazione del mercato coperto di Trieste».

Ha dichiarato David Pizziga, presidente del GAL Carso: «Anche pensando al fund raising e agli strumenti digitali, il GAL Carso si rende disponibile a aiutare un percorso di partecipazione e progettazione dal basso, che veda coinvolte sia le organizzazioni pertinenti dei cittadini, sia quelle agricole, dei commercianti, degli artigiani, degli esercenti e dei ristoratori, sia i gruppi di aziende e le singole aziende che hanno dei progetti per il mercato». Continua Pizziga: «Il GAL dal 2015 ha strutturato una metodologia specifica per la consultazione e il coinvolgimento delle aziende, che si è rivelata utile per lavorare e far lavorare insieme centinaia di aziende del territorio rurale, sia della filiera agricola sia del turismo. Siamo a disposizione anche per il Mercato Coperto di Trieste».

Alessandro Giadrossi, presidente del WWF di Trieste, ha aggiunto: « Il Mercato coperto potrà rappresentare il luogo di diffusione di pratiche di consumo sostenibile. Ciò significa sensibilizzazione sul rapporto causa-effetto delle proprie scelte alimentari e conoscenza dei benefici di produzioni agricole in una natura in buono stato ecologico».