Questo percorso, parte del tracciato nero della Via Bora/Pot Burje, è dedicato a ciclisti esperti, capaci di mantenere l’equilibrio e il controllo della bicicletta anche davanti a situazioni particolari, come un pavé su una ripida salita o un sentiero nel bosco attraversato da radici e pietre carsiche di grosse dimensioni. Il territorio attraversato è famoso per ospitare al suo interno numerose osmize: si tratta di locali, interni a case private, adibiti alla vendita e al consumo di prodotti tipici del territorio (vini, salumi, formaggi), che gli agricoltori originariamente potevano vendere per un limitato periodo di tempo.
Cenni storici
Nel 1784 Giuseppe II d’Asburgo concesse ai contadini del Carso di aprire le case per vendere i propri prodotti per otto giorni consecutivi l’anno. Nacque così una delle tradizioni più amate sia dai cittadini che dagli abitanti dell’altipiano: quella delle osmize (in sloveno osmice). Il nome viene dallo sloveno osem, che significa otto. Grazie al sistema di aperture programmate, in ogni periodo dell’anno ne troviamo qualcuna aperta, ma sicuramente in estate raggiungere il Carso alla ricerca di refrigerio è particolarmente piacevole.
La partenza del percorso selezionato è a Sgonico/Zgonik, nei pressi dell’imbocco del sentiero Rekikenca e dell’omonimo stagno. Ci si dirige a nord-ovest, deviando da Sgonico/Zgonik verso la località Colludrozza/Koludrovca su comodo sterrato ben battuto.
Il tracciato rientra al limitare della frazione di Sales/Salež, dove è possibile vedere il pozzo Lojze Spacal, dedicato all’omonimo pittore triestino di minoranza slovena, vincitore del Gran Premio Internazionale alla Biennale di Venezia del 1958.
La strada agricola prosegue verso nord e continua a salire, andando a lambire le zone più elevate del Monte Coste, presentando tratti sterrati in discreta pendenza, sia in salita che lungo la discesa che porta all’abitato di Samatorza/Samatorca.
Appena prima del paesino, sulla sinistra è possibile vedere la cinquecentesca chiesa dedicata a San Ulrico, una delle più antiche del Carso.
Usciti da Samatorza/Samatorca, il percorso mantiene il suo livello impegnativo, presentando una deviazione verso destra, in direzione Monte San Leonardo. Superando erti sterrati e tratti con fondo piatto e sassoso (attenzione con clima piovoso) si giunge sulla cima dello stesso monte, dove a poche decine di metri dal tracciato è possibile visitare la cinta interna di mura del Castelliere che ivi sorgeva, dal quale scavi archeologici del passato hanno portato alla luce resti risalenti al II millennio a.C., e tracce d’epoca romana. Inoltre, proprio sulla cima del Monte, si possono scorgere i resti di una chiesetta del XI secolo, intitolata appunto al Santo da cui il monte prende il nome.
Oltre a questo, da menzionare l’interessante panorama a 360° di tutta l’area, che nelle giornate di cielo terso offre vedute che spaziano dalla laguna di Marano all’Istria, dal Nanos alle Dolomiti friulane e venete.
Il percorso prosegue tra saliscendi che attraversano i diversi rilievi del territorio accanto al confine con la Slovenia. Dopo un breve tratto sull’asfalto della Provinciale 6, si ritorna nel bosco con dislivelli meno marcati lungo strade agricole, fino a raggiungere il millenario abitato di Malchina/Mavhinje.
Da qui ancora un ultimo sforzo ci porta a Ceroglie/Cerovlje,sotto il famoso monte Ermada, teatro di sanguinosi combattimenti durante le battaglie dell’Isonzo nella prima guerra mondiale. La visita alla vetta è possibile attraverso un ripido sentiero, sconsigliabile da percorrere con la bicicletta.
Cenni naturalistici
Il scotano, noto scientificamente come Cotinus coggygria e chiamato anche “scotano” o “albero di nebbia”, è un arbusto emblematico del Carso, di cui tinge ampie zone con colori che variano dal giallo oro al rosso brillante e al porpora, offrendo uno spettacolo naturale di rara bellezza.
Il scotano cresce tipicamente su pendii rocciosi e aridi, prediligendo i terreni calcarei. Nonostante le sue dimensioni modeste, raramente superando i due metri di altezza a causa delle condizioni ventose e del suolo povero tipici della regione, in alcune aree riparate può raggiungere la dignità di albero, con esemplari che superano i 7 metri. La sua resistenza è notevole: si adatta a terreni scarsamente nutritivi e resiste anche agli incendi boschivi, rigenerandosi rapidamente dopo il fuoco.
Le foglie del scotano, ricche di tannino e trementina, hanno trovato impiego storico nella concia delle pelli e nella tintura delle stoffe, grazie alla loro capacità di rilasciare colorazioni rosse. Anche il legno, duro e compatto con venature gialle e verdi, è stato apprezzato per la tornitura, l’ebanisteria, la liuteria e la fabbricazione di pipe.
Oltre al suo valore pratico, il scotano ha un forte impatto culturale e simbolico. Le sue fiammate autunnali nel paesaggio carsico hanno evocato immagini poetiche e a volte malinconiche, legate alla storia e alla memoria del territorio.
Il scotano del Carso non è quindi solo un arbusto: è un simbolo della resilienza e della bellezza naturale di questa terra unica, capace di adattarsi e prosperare in un ambiente tanto aspro quanto affascinante.
- Giardino Carsiana
Un giardino botanico con oltre 600 specie floristiche, che nel 2024 compie 60 anni di età. Sono rappresentate tutte le principali conformazioni geomorfologiche del territorio carsico. - Pozzo Lojze Spacal
Intitolato all’omonimo pittore triestino di minoranza slovena, a cui è stato dedicato anche un museo nel vicino castello di San Daniele del Carso/Štanjel (SLO). - Chiesa di Sant’Ulrico
È una chiesetta del XV sec., con facciata decorata da un piccolo rosone, sormontata da un campanile a vela con tre campane. Sul retro della chiesa, un piccolo cimitero ospita oltre alle persone del luogo anche un soldato polacco morto nel 1917. - Monte San Leonardo
Situato nei pressi di Samatorza/Samatorca, ospita i resti di un castelliere, le rovine di una chiesa del X-XII secolo dedicata appunto a San Leonardo e distrutta dagli Austriaci durante la Grande Guerra.